Fuoco arrogante

Fuoco arrogante


Ardeva,
alto,
come se il cielo fosse suo
diritto.
Il fuoco,
lingua rossa e impaziente,
si ergeva sul mondo
come un re senza corona
ma la pretesa del trono.

Rideva,
mentre divorava il legno,
mentre il buio si ritraeva
come un servo spaventato.
Ogni crepitio,
una risata di potere.

Ma anche i re si stancano.
Anche l’arroganza ha un
prezzo.
Il fuoco
che si credeva eterno,
comincia a piegarsi,
a cercare rifugio
nell’ultimo ramo,
nell’ultima scusa.

Poi,
un sospiro.
Un filo di fumo.
Un addio senza clamore.

Rimane solo la cenere,
grigia,
uguale per tutti:
per il giusto e l’empio,
per chi ha amato
e chi ha distrutto,
per chi ha creduto
di essere più alto della vita.

Così anche l’uomo,
che si crede fiamma,
scopre d’essere solo brace.
E il bene,
a volte,
è un caldo fuoco che scalda in
silenzio,
mentre il male
in fretta brucia.
e in solitudine, si spegne.